Scopri come dichiarare Bitcoin, Ethereum e altre criptovalute nella dichiarazione dei redditi 2025 in Italia. Regole, scadenze e consigli utili
Negli ultimi anni le criptovalute sono passate da curiosità per appassionati di tecnologia a veri e propri strumenti di investimento. In Italia, come in molti altri paesi, il possesso e la compravendita di Bitcoin, Ethereum e altri asset digitali comportano obblighi fiscali ben precisi: non dichiarare le proprie crypto può portare a sanzioni e interessi.
In questa guida, aggiornata alle regole fiscali 2025, troverai spiegato in modo semplice e passo passo come dichiarare correttamente le criptovalute nella tua dichiarazione dei redditi, evitando errori comuni e risparmiando tempo.
Normativa 2025 sulle criptovalute
Come vengono considerate le criptovalute dal fisco
In Italia, le criptovalute rientrano nella categoria delle attività finanziarie estere.
Questo significa che, a livello fiscale, vengono trattate in modo simile a un conto corrente all’estero o a investimenti in titoli stranieri.
🔍 Perché è importante saperlo
- Ti dice dove vanno dichiarate: il quadro RW serve per il “monitoraggio fiscale” (cioè per dire allo Stato che possiedi crypto, anche se non hai guadagnato nulla).
- Se hai avuto un guadagno, lo segnali nel quadro RT per calcolare e pagare le imposte dovute.
- Si applica la tassazione sulle plusvalenze come per azioni e fondi.
📌 Definizione tecnica: secondo l’Agenzia delle Entrate, le crypto sono “rappresentazioni digitali di valore” non emesse da una banca centrale ma accettate come mezzo di scambio o investimento.
💡 Esempio pratico:
- Se compri 2 Bitcoin a 20.000 € ciascuno e li rivendi a 25.000 €, la plusvalenza è di 10.000 € (5.000 per ogni BTC). Su questa cifra pagherai il 26%.
- Se invece li tieni senza vendere, non generi plusvalenze, ma potresti dover comunque compilare il quadro RW.
Le leggi aggiornate al 2025
Il quadro normativo sulle criptovalute in Italia è stato definito con la Legge di Bilancio 2023 e confermato anche per il 2025, con piccoli chiarimenti.
📜 Punti fondamentali:
- Dichiarazione obbligatoria del valore al 31 dicembre di ogni anno fiscale.
- Tassazione al 26% sulle plusvalenze realizzate vendendo crypto o scambiandole con altre valute o beni/servizi.
- Imposta sostitutiva del 14% per regolarizzare le criptovalute possedute prima del 2023, pagando sul valore storico al 1° gennaio 2023.
- Gli scambi crypto-crypto (es. Bitcoin → Ethereum) possono generare plusvalenze se il controvalore è aumentato rispetto all’acquisto.
- Perdite: se vendi in perdita, puoi compensarle con guadagni dello stesso anno o degli anni successivi (entro 4 anni), come avviene per altri strumenti finanziari.
💡 Nota importante: anche alcune operazioni gratuite, come ricevere crypto in regalo o tramite airdrop, possono avere rilevanza fiscale e vanno dichiarate.
La soglia minima per dichiarare
Per capire se devi pagare tasse sulle plusvalenze, la legge prevede una soglia di esenzione:
- 51.645,69 € di controvalore, per almeno 7 giorni lavorativi consecutivi in un anno.
Se non superi questa soglia, non sei tenuto a pagare l’imposta sulle plusvalenze.
🔹 Attenzione però:
- Questo limite riguarda solo le tasse sui guadagni, non l’obbligo di monitoraggio fiscale nel quadro RW, che può scattare anche con importi molto più bassi.
- Se detieni crypto su exchange esteri (Binance, Kraken, ecc.), l’obbligo di monitoraggio si applica quasi sempre, indipendentemente dall’importo.
💡 Esempio numerico:
- Se a giugno le tue crypto valgono 52.000 € ma solo per 5 giorni, non superi la soglia.
- Se invece per 8 giorni consecutivi superi i 51.645,69 €, scatta l’obbligo di dichiarare e pagare eventuali tasse sui guadagni.
📌 Consiglio da tenere a mente:
Tieni uno storico giornaliero del valore totale del tuo portafoglio crypto. Puoi usare Excel, Google Sheets o servizi come CoinTracking e Koinly: in caso di verifica, dimostrare di non aver superato la soglia diventa facilissimo.
Quando e come dichiarare
Recuperare gli estratti conto degli exchange
Il primo passo è recuperare tutti i movimenti delle tue criptovalute, perché senza una cronologia completa non puoi calcolare correttamente guadagni e perdite.
Gli estratti conto degli exchange (a volte chiamati report fiscali o transaction history) sono documenti che elencano tutte le tue operazioni:
- Acquisti
- Vendite
- Scambi tra criptovalute
- Depositi e prelievi
- Commissioni pagate
📌 Come fare sui principali exchange:
- Binance: Profilo → Report → Scarica estratto in formato CSV/PDF, selezionando il periodo 1 gennaio – 31 dicembre.
- Coinbase: Impostazioni → Report fiscali → Scarica report annuale.
- Kraken: Storia → Esporta → Seleziona tutte le operazioni.
💡 Suggerimenti:
- Se usi più di un exchange, devi scaricare i report da ognuno.
- Salva sempre i file anche sul tuo computer o su un hard disk esterno: alcuni exchange mantengono la cronologia solo per 12-24 mesi.
- Se usi wallet privati (es. Metamask), esporta o annota anche le transazioni registrate sulla blockchain: possono servire per giustificare movimenti di ingresso e uscita.
Calcolo delle plusvalenze
Una volta che hai tutti i dati, bisogna capire se e quanto hai guadagnato.
La plusvalenza è la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto di una criptovaluta.
📌 Formula semplice:
Prezzo di vendita – Prezzo di acquisto = Plusvalenza
Esempio pratico:
- Comprato 1 Ethereum a 1.500 €
- Venduto a 2.000 €
- Plusvalenza = 500 €
- Imposta dovuta: 26% di 500 € = 130 €
Se il risultato è negativo, si tratta di minusvalenza. In quel caso non paghi tasse, e puoi usare quella perdita per compensare futuri guadagni entro 4 anni.
🔹 Casi particolari da sapere:
- Anche gli scambi crypto-crypto contano: se converti Bitcoin in Ethereum e il valore è salito rispetto all’acquisto, è plusvalenza tassabile.
- Guadagni da staking o airdrop sono considerati redditi e possono essere tassati diversamente: in genere vanno comunque dichiarati.
💡 Strumenti utili:
- Excel o Google Sheets: adatto per chi ha poche operazioni.
- CoinTracking, Koinly, Accointing: ideali per chi ha decine o centinaia di transazioni; si collegano agli exchange e fanno i calcoli in automatico.
Compilazione del quadro RW o RT
Il momento cruciale è la compilazione della dichiarazione dei redditi.
- Quadro RW: serve per il monitoraggio fiscale delle attività estere. Qui devi indicare:
- Valore iniziale e finale delle tue crypto nell’anno
- Valore medio annuo
- Tipologia di attività (criptovaluta)
- Paese (di solito “varie” o “estero” per exchange internazionali)
- Periodo di detenzione (quasi sempre 365 giorni se possedute tutto l’anno)
- Quadro RT: si compila solo se hai realizzato plusvalenze (guadagni). Qui inserisci:
- L’ammontare totale delle plusvalenze
- Eventuali minusvalenze da compensare
- L’imposta dovuta (26% sulle plusvalenze nette)
📍 Come procedere:
- Accedi al portale dell’Agenzia delle Entrate con SPID o CIE.
- Scegli il Modello Redditi Persone Fisiche (non il 730, che non gestisce bene crypto e RW).
- Compila i quadri in base ai tuoi dati.
- Invia telematicamente la dichiarazione o consegnala tramite un commercialista.
💡 Nota importante:
- Anche se non hai guadagni, il quadro RW può essere obbligatorio se le tue crypto sono su exchange esteri.
- Alcuni exchange con sede in Italia (pochi) potrebbero assolvere già agli obblighi di monitoraggio, ma verifica sempre.
📌 Riassunto pratico:
- Recupera i report di tutti gli exchange e wallet.
- Calcola guadagni e perdite.
- Compila il quadro RW (monitoraggio) e, se hai guadagnato, anche il quadro RT.
- Invia la dichiarazione entro le scadenze (di solito tra maggio e novembre dell’anno successivo).
Strumenti utili
Software online per il calcolo delle tasse sulle crypto
Fare i calcoli a mano per poche operazioni è fattibile, ma se inizi ad avere più di 20-30 transazioni l’anno, il rischio di sbagliare (o perdere la pazienza) aumenta moltissimo.
I software di crypto tax sono strumenti che si collegano direttamente agli exchange e ai wallet, importano tutte le transazioni e ti generano:
- il calcolo automatico delle plusvalenze/minusvalenze
- il valore di giacenza media
- i report compatibili con la normativa fiscale italiana
Ecco i principali, con pro e contro:
CoinTracking
- Pro:
- Supporta oltre 110 exchange e wallet
- Calcola con diversi metodi fiscali (FIFO, LIFO, HIFO)
- Report dettagliati in euro
- Molte funzioni di analisi del portafoglio
- Contro:
- Interfaccia un po’ complessa per chi è alle prime armi
- Alcune funzioni avanzate sono solo a pagamento
- Prezzo: piano gratuito limitato a 200 transazioni; piani premium da circa 9 €/mese
Koinly
- Pro:
- Interfaccia chiara e semplice
- Collegamento rapido con API degli exchange
- Conversione automatica dei valori in euro
- Supporto specifico per il quadro RW e RT
- Contro:
- Meno funzioni di analisi rispetto a CoinTracking
- Prezzo più alto se hai molte transazioni
- Prezzo: da circa 49 €/anno per dichiarazioni semplici
TaxBit
- Pro:
- Ottimo per chi ha anche NFT o attività DeFi
- Report chiari e comprensibili
- Buona assistenza clienti
- Contro:
- Pensato principalmente per il mercato USA
- Alcune funzioni fiscali italiane vanno adattate
- Prezzo: piani da 50-200 €/anno
💡 Consiglio operativo:
- Inizia con un piano gratuito, importa le transazioni e verifica se i calcoli coincidono con i tuoi.
- Se usi più exchange, scegli un software che li supporti tutti: eviterai di fare calcoli separati.
Commercialisti specializzati in criptovalute
La normativa fiscale sulle criptovalute è ancora giovane e in evoluzione, e non tutti i commercialisti tradizionali sono aggiornati.
Per evitare errori e possibili sanzioni, è spesso meglio affidarsi a un professionista specializzato in fiscalità crypto.
Cosa può fare per te un commercialista crypto
- Verificare se sei obbligato a compilare il quadro RW
- Calcolare plusvalenze e minusvalenze con precisione
- Compilare correttamente quadro RW e RT
- Gestire casi particolari come staking, lending, airdrop, fork, NFT
- Ottimizzare la dichiarazione per compensare le perdite e ridurre le imposte legalmente
Come trovarlo
- Portali specializzati: ad esempio FiscoCrypto, CryptoTax Italia, Blockchain Consulting
- Community e forum: gruppi Telegram o Facebook di appassionati crypto (es. Criptovalute Italia, Bitcoin Italia)
- Passaparola: chiedere a chi già investe e ha fatto la dichiarazione crypto
💡 Suggerimento pratico:
- Prima di scegliere, chiedi sempre:
- Da quanto tempo segue clienti con crypto?
- Ha già gestito casi simili al tuo (numero e tipo di transazioni)?
- Ti fornisce un preventivo chiaro?
- Diffida di chi minimizza l’obbligo di dichiarazione o non ti rilascia documentazione ufficiale: in caso di controllo, la responsabilità è sempre tua.

Errori comuni da evitare
Quando si parla di criptovalute e fisco, gli errori non sono solo dei principianti: anche investitori esperti a volte si trovano in difficoltà per leggerezze che potevano essere evitate.
Vediamo i più frequenti e come evitarli.
Non dichiarare piccoli importi pensando siano irrilevanti
È uno degli errori più diffusi. Molti credono che per cifre modeste non serva dichiarare nulla, ma la normativa italiana non fissa un “minimo” sotto il quale non si applica il monitoraggio fiscale.
Questo significa che anche poche centinaia di euro su un exchange estero possono obbligarti a compilare il quadro RW.
💡 Esempio:
- Se hai 500 € in Bitcoin su Binance, sei comunque tenuto a segnalarli nel quadro RW (monitoraggio).
- L’esenzione sotto i 51.645,69 € riguarda solo il pagamento delle imposte sulle plusvalenze, non l’obbligo di comunicare le crypto allo Stato.
Come evitarlo: dichiarare sempre, anche per importi minimi. Ti costa pochissimo in termini di tempo, e ti mette al sicuro da sanzioni.
Usare exchange non tracciabili
Gli exchange decentralizzati (DEX) come Uniswap o PancakeSwap, oppure piattaforme non regolamentate, possono sembrare più “libere”, ma presentano un problema enorme: in caso di verifica, dimostrare l’origine e il valore delle tue crypto diventa molto difficile.
💡 Rischio reale:
Se non puoi dimostrare come e quando hai acquisito le tue crypto, il fisco può presumere un’origine non tracciata e applicare tassazioni o sanzioni più pesanti.
Come evitarlo:
- Usa almeno un exchange regolamentato che offra report completi (Binance, Coinbase, Kraken, Bitstamp, ecc.).
- Anche se operi su DEX, registra sempre data, importo, controparte e valore in euro dell’operazione.
Mancanza di documentazione
Molti utenti si affidano agli exchange pensando che “tanto è tutto lì registrato”, ma le cose non funzionano sempre così:
- Gli exchange possono cambiare formati di esportazione o cancellare dati storici.
- Alcuni mantengono la cronologia solo per 12-24 mesi.
- In caso di chiusura improvvisa (è già successo), potresti perdere tutti i dati.
💡 Esempio reale:
Un utente aveva crypto su un piccolo exchange chiuso nel 2022. Non avendo scaricato i report, ha dovuto ricostruire manualmente anni di operazioni, con enorme perdita di tempo.
Come evitarlo:
- Scarica e archivia ogni anno il report completo delle transazioni in CSV/PDF.
- Fai almeno un backup offline (su hard disk o chiavetta) e uno su cloud.
- Conserva anche screenshot di operazioni rilevanti e email di conferma.
📌 Extra tips salva-guai:
- Mantieni un registro personale delle operazioni più importanti: data, tipo di transazione, quantità, valore in euro, exchange o wallet utilizzato.
- Se usi più piattaforme, considera un software come CoinTracking o Koinly per centralizzare tutto.
- Non aspettare la fine dell’anno: aggiorna la documentazione man mano.
Domande frequenti
Devo dichiarare anche crypto in perdita?
Sì, ma bisogna distinguere due casi:
- Monitoraggio fiscale (quadro RW)
Anche se il valore delle tue crypto è sceso o sei in perdita, se le detieni su exchange esteri (Binance, Kraken, Coinbase, ecc.) devi comunque dichiararle.
Lo Stato vuole sapere che possiedi asset esteri, indipendentemente dal guadagno o dalla perdita. - Imposta sulle plusvalenze (quadro RT)
Se vendi in perdita (minusvalenza), non paghi tasse su quella operazione, ma dichiarare la perdita è utile: puoi compensarla con guadagni futuri entro 4 anni.
💡 Esempio pratico:
- 2025: vendi Ethereum in perdita di 1.000 € → dichiari la minusvalenza.
- 2026: vendi Bitcoin con un guadagno di 1.500 €.
Risultato: pagherai tasse solo sui 500 € di differenza (1.500 – 1.000).
Consiglio pratico: mantieni un registro ordinato delle perdite per sfruttarle negli anni successivi.
Come dichiaro staking e airdrop?
Staking
Quando metti in staking le tue crypto e ricevi ricompense periodiche, queste sono considerate redditi di capitale.
Vanno dichiarate valutando il controvalore in euro nel momento esatto in cui le ricevi.
Se poi le rivendi a un prezzo diverso, quella è un’ulteriore operazione che può generare plusvalenze o minusvalenze.
Airdrop
Le crypto ricevute tramite airdrop (distribuzione gratuita) sono viste come redditi diversi.
Anche qui, vanno valorizzate in euro al momento della ricezione e dichiarate.
Se successivamente le vendi, la differenza tra il valore di ricezione e il prezzo di vendita va dichiarata come plusvalenza o minusvalenza.
💡 Esempio concreto:
- Ricevi 100 token in airdrop quando valgono 1 € ciascuno → dichiari 100 € di reddito.
- Li rivendi un anno dopo a 2 € → generi una plusvalenza di altri 100 €, tassata al 26%.
Consiglio pratico: per staking e airdrop, tieni un foglio di calcolo con data, quantità, valore in euro e fonte per ogni accredito.
Posso rateizzare il pagamento delle imposte?
Sì, la normativa italiana consente la rateizzazione delle imposte dovute, comprese quelle derivanti da guadagni su criptovalute.
Come funziona:
- Puoi scegliere di pagare tutto in un’unica soluzione o in più rate.
- Ogni rata prevede un piccolo interesse, calcolato in base alle tabelle dell’Agenzia delle Entrate.
- La rateizzazione si indica già in sede di dichiarazione.
Cose da sapere:
- La prima rata va pagata entro la scadenza del saldo IRPEF dell’anno (di solito entro giugno/luglio).
- Le rate successive seguono un calendario prestabilito, spesso con scadenze mensili.
- Se non paghi una rata, l’intero debito può diventare immediatamente esigibile, con sanzioni.
💡 Esempio:
Imposta dovuta: 1.200 €
- Pagamento unico: 1.200 € entro luglio
- Rateizzazione in 4 rate:
- Luglio: 300 €
- Agosto: 300 € + interesse
- Settembre: 300 € + interesse
- Ottobre: 300 € + interesse
Consiglio pratico: se l’importo è alto, pianifica la rateizzazione per evitare problemi di liquidità, ma calcola anche il costo degli interessi per capire se conviene davvero.
Disclaimer
Le informazioni contenute in questa guida hanno esclusivamente scopo informativo e non costituiscono in alcun modo consulenza legale o fiscale.
La normativa sulle criptovalute in Italia è in continua evoluzione e può subire modifiche.
Prima di prendere qualsiasi decisione in materia di dichiarazione dei redditi o gestione fiscale delle criptovalute, si consiglia di consultare un commercialista o un consulente fiscale qualificato.
L’autore e il sito non si assumono alcuna responsabilità per eventuali errori, omissioni o conseguenze derivanti dall’uso delle informazioni qui riportate.